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DIPLOMAZIA
Complesso delle procedure inerenti ai rapporti pacifici fra stati e, per estensione, l'insieme delle persone e degli organi a esse preposte. Numerose testimonianze di missioni e ambascerie presso popoli stranieri si hanno sia per il mondo antico che per il Medioevo. Tuttavia solo a partire dall'età moderna, in concomitanza con il consolidamento dei grandi stati nazionali, furono creati corpi stabili di funzionari con il compito preciso di presiedere alla cura delle relazioni con i governi stranieri (ambasciatore). I bizantini crearono un preciso cerimoniale per il ricevimento degli ambasciatori e istituzionalizzarono la prassi di presentare le credenziali e di ratificare i trattati. Essi estesero dalla salvezza della vita all'intangibilità il concetto di inviolabilità degli ambasciatori, le cui residenze godevano del diritto di asilo. Il loro esempio agì sull'Europa occidentale e sugli arabi. Alla fine del Quattrocento alcuni tra i maggiori stati italiani (Venezia, Roma, Firenze) disponevano di corpi diplomatici efficienti e, di lì a poco, si dotarono di organismi analoghi anche le grandi monarchie europee: in particolare si distinsero nell'opera di rafforzamento del personale diplomatico Francesco I in Francia, Carlo V nell'impero e Enrico VIII in Inghilterra. Importante fu inoltre la pubblicazione nel 1585 dell'opera di Alberigo Gentili De legationibus, che fissava diritti e obblighi degli ambasciatori. La diplomazia si stabilizzò, in seguito, con il formarsi, dopo il trattato di Westfalia (1648), della società internazionale, fondata su rapporti paritari fra stati indipendenti. I caratteri della missione diplomatica contemporanea furono fissati dal congresso di Vienna del 1815, integrato dalla convenzione di Vienna del 1961.
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